“Si tratta di un metodo critico, perché opera con l’aiuto di criteri scientifici il più possibile obiettivi in ciascuna delle sue tappe (dalla critica testuale allo studio critico della
redazione), in modo da rendere accessibile al lettore moderno il significato dei testi biblici, spesso difficile da cogliere.

Esso concretamente comincia con la critica testuale (stabilire un testo biblico il più vicino possibile all’originale), prosegue con l’analisi linguistica (morfologia e sintassi) e con la critica letteraria (unità testuali, potenza interna dei testi, eventuali doppioni e divergenze, fonti, generi letterari, forme). Si passa poi alla critica delle tradizioni a cui testi appartengono, la critica storica (qualora il testo appartenga al genere letterario storico) e alla critica della redazione (stesura finale del testo).
Il metodo storico-critico è non solo legittimo, ma richiesto per lo studio della Bibbia. Esso permette di mettere in luce l’intenzione degli autori e dei redattori della Bibbia, e il messaggio da essi rivolto ai suoi primi destinatari. Il limite di questo metodo è che esso spesso si limita alla ricerca del senso del testo biblico al tempo della sua produzione.