“L’argomento di cui mi occupo in questo libro è il duplice significato della parola “fede”. Ci sono due tipi di fede, in fin dei conti, solo due tipi. Certamente ci sono molti contenuti diversi nella fede, ma abbiamo fede propriamente in sole due forme. Entrambe possono essere comprese dai semplici dati della nostra vita: da un lato, il fatto che ho fiducia in qualcuno, pur senza essere capace di offrire sufficienti motivi per la mia fiducia in lui; dall’altro il fatto che, somilmente senza essere in grado di offrire una ragione sufficiente, riconosco una cosa come vera.
In entrami i casi non essendo in grado di offrire ragioni sufficienti non è questione di una mia mancanza di capacità di pensiero, ma è una vera peculiarità della mia relazione verso colui in cui ho fiducia oppure nella cosa che io riconsco come vera. È una relazione che per sua natura non fa affidamento nelle ‘ragioni’, così come non deriva da esse ; si possono ovviamente invocare le ragioni, ma non sono mai sufficienti per dar conto della mia fede.
Il ‘perché?’ in questo caso è conseguente, anche quanso appare nei primi stadei del processo; appare, voglio dire, come se fosse stato aggiunto. Questo non vuol dire affatto che è questione di un ‘fenomeno irrazionale’. La mia razionalità, la mia capacità di ragionare. di pensare, è soltanto una parte, una funczione particolare della mia natura; ma quando io ‘credo’, in entrambi i sensi, il mio intero essere vi è impegnato, la totalità della mia natura è coinvolta nel processo, diventa effettivamente possibile solo perché la relazione di fede è una relazione che coinvolge il mio intero essere. Ma la totalità della persona in questo senso può essere coinvolta soltanto se l’intera funzionalità del pensiero, senza essere bloccata, vi collabora e lavora al suo interno, in modo propriamente disponibile a farlo ed esserene determinato da esso. Per essere sicuri che non siamo autorizzati a sostituire ‘sentimenti’ alla totalità della persona; il sentimento non rappresenta in alcun modo il ‘tutto’, come invece pensa Faust, ma nel migliore dei casi è solo un’indicazione del fatto che l’essenza dell’uomo sta per essere unita e diventare un tutto, e in altri casi è un’illusione di diventare un tutto senza esserlo veramente.”
“Two types of faith” di Martin Buber (1951) – The Mac Millan Company, p. 7-8.
