Ebrei 1:8
La Traduzione del Nuovo Mondo [TNM] così traduce:
" Ma riguardo al Figlio: "Dio è il tuo trono per i secoli dei secoli, e [lo] scettro del tuo regno è lo scettro di rettitudine."
Un critico su una pagina web afferma: "Essi [la TNM] hanno cambiato Ebrei 1:8 da …
"…Il tuo trono, O DIO, sta per sempre …"
in
"DIO è il tuo trono per sempre…"
Il Padre chiama il Figlio DIO in questo passo, al contrario di quanto si legge nella TNM" (Abbiamo anche dibattuto via e-mail molte volte identiche argomentazione).
Questo è tutto quanto egli dice sulla questione. Non dice che altre versioni traducono Ebrei 1:8 come la TNM, volendo far credere che questa sia la sola a tradurre in questo modo. Non affronta il perché questo passo non può essere tradotto diversamente da come lui pensa. Lui e quanti altri formulano queste accuse danno concrete informazioni ai loro visitatori o lettori? E' nostra speranza che i lettori di questa alquanto assurda critica sul web o nei libri, leggano quanto segue.
Altre versioni applicano qui il termine "Dio" al Figlio nel dire:
"Tuttavia, del Figlio Dio dice: "Il tuo regno, O Dio, durerà per sempre! Dominerai sul tuo popolo con rettitudine". - Todays English Version.
Nella nota si legge:
"…o Dio è il tuo regno"
concordando qui con la TNM.
Alla domanda dei lettori "È Gesù il "Dio" a cui si fa riferimento in Ebrei 1:8?" la Torre di Guardia del 15/7/ 1984 pag. 31 così risponde:
"No. Il peso dell’evidenza indica che è Geova. Secondo la Traduzione del Nuovo Mondo, Ebrei 1:8 dice: "Ma riguardo al Figlio: ‘Dio è il tuo trono [cioè il trono del Figlio] per sempre’". Questo mostra che il trono di Gesù, il suo incarico o la sua autorità di sovrano, ha origine da Geova l’Iddio Onnipotente."
Tuttavia, coloro che credono nella Trinità preferiscono versioni come quella della CEI che rende Ebrei 1:8 in questo modo:
"Del Figlio invece afferma: Il tuo trono, o Dio, sta in eterno".
Essi pensano che qui venga indicata un'identità tra Gesù e l’Iddio Onnipotente. Perché cio' non è corretto?
Per prima cosa si noti il contesto. In molte traduzioni, o nel testo principale o in margine, Ebrei 1:9 dice:
"Dio, il tuo Dio, ti ha unto".
Questo indica chiaramente che colui al quale si parla nel versetto otto non è Dio, ma uno che adora Dio e che è unto da lui.
In secondo luogo si dovrebbe notare che Ebrei 1:8, 9 è una citazione del Salmo 45:6, 7, rivolta in origine a un re umano d’Israele. Certo lo scrittore di questo salmo non pensava che questo re umano fosse l’Iddio Onnipotente e neppure lo scrittore di Ebrei pensava che Gesù fosse l’Iddio Onnipotente. Commentando questo punto l’erudito B. F. Westcott disse:
"È quasi impossibile che /*%&-! [’Elohìm, "Dio"] nell’originale si possa rivolgere al re. . . . Perciò, tutto sommato, sembra sia meglio adottare nella prima frase la versione: Dio è il tuo trono (oppure: il tuo trono è Dio), cioè: ‘Il tuo regno è fondato su Dio’".
Con buone ragioni, perciò, la Traduzione del Nuovo Mondo e varie altre traduzioni rendono Ebrei 1:8 come segue:
"Dio è il tuo trono".
(Vedi Diodati, An American Translation, Moffatt; anche la nota in margine nell’American Standard Version, nella Revised Standard Version e nella New English Bible). Ciò indica chiaramente che il "Figlio", Gesù Cristo, ha un Dio che è superiore a lui."
È di grande utilità citare Westcott, che nella Epistle to the Hebrews [Epistola agli Ebrei] alle pagg. 25 e 26 così si esprime:
"[Ebrei 1:8 pros de…riguardo a…] Le parole del Salmo non sono dirette al Figlio sebbene esse additino Lui." Non è necessario discutere qui nei dettagli la costruzione delle parole originali del Salmo. La LXX lascia adito a due lezioni: [ho theos] può essere inteso come vocativo in entrambi i casi (il tuo trono, o Dio, …perciò, o Dio, il tuo Dio…) o può essere inteso come soggetto (o predicato) nel primo caso (Dio è il tuo trono, o il tuo trono è Dio…) La sola importante lezione notata in altre versioni greche è quella di Aquila, che ha reso il vocativo [tu] nella prima frase… e, come appare anche nella seconda. … È poco probabile che [ ] nell'originale possa essere rivolto al re. Quindi l'ipotesi esclude la convinzione che [ho theos] sia un vocativo nella LXX. Perciò nel complesso sembra meglio adottare nella prima frase la lezione: Dio è il tuo trono (o, il tuo trono è Dio), che vuol dire 'Il tuo regno è fondato su Dio, la Roccia inamovibile'; e ritenere [ho theos] apposizione nella seconda frase."
"La frase 'Dio è il Tuo trono' in verità non si trova in nessun altro luogo, ma non è assolutamente più strana del Salmo lxvi.3 [Signore] sei per me una roccia in cui dimorare… Tu sei la mia roccia e la mia fortezza. Isaia xxvi (V.R.) Nel SIGNORE GEOVA è la roccia dei tempi indefiniti. Salmo xc.1 Signore, tu sei stato il nostro luogo di dimora. Salmo xci.1 Egli ha dimorato nel luogo segreto dell'ALTISSIMO… VERS. 2 Io dirò del Signore, Egli è il mio rifugio e la mia fortezza, vers. 9; Deut. xxxiii.27 L’Iddio dei tempi antichi è il tuo luogo di rifugio. Confronta Isaia xxii.23 …
"Una comune supposizione è che il vigore della citazione sta nel titolo divino (ho theos), che si ritiene sia applicato al Figlio, anche se dal complesso dell'argomento sembra stare piuttosto nella descrizione che è data del ruolo e delle doti del Figlio. Gli angeli sono soggetti a costante mutamento, Egli ha un dominio per tempi indefiniti; essi operano con poteri materiali, Egli —il Figlio Incarnato — esercita una sovranità morale ed è coronato di gioia straordinaria. Non dimentichi il lettore la Sposa e la Razza Regale di cui parla il Salmo. Comunque [ho theos] sia inteso, la citazione fa pensare che lo scrittore descriva un'essenziale differenza tra il Figlio e gli angeli. In verità, ad alcuni potrebbe sembrare che la diretta applicazione del Nome divino al Figlio oscuri il concetto".
The Interpreter's Bible nota:
"[Ebrei 1]8-9. Il tuo trono … è a tempi indefiniti (dal Salmo 45:6-7): Il senso col quale l'autore usa questa citazione è chiaro. Egli ritiene che il Figlio abbia divina autorità in contrasto al ruolo subordinato degli angeli. Poiché le parole introduttive si trovano nelle nostre traduzioni, esse richiedono l'applicazione di [ho theos], "O Dio" al Figlio. Abbiamo notato che questa epistola in nessun altro passo chiama "Dio" il Figlio in questo modo assoluto, e il vers. 9 sembrerebbe suggerire un'altra lezione. L'alternativa è quella di leggere "Dio è il tuo trono" o "il tuo trono è Dio". Tuttavia, la traduzione consueta non è impossibile in un passo poetico. (pagg. 605-606) - (Il corsivo è nostro).
George Wesley Buchanan scrive nella sua traduzione e nel suo commentario:
"8 L'introduzione alla citazione di questo versetto è identica a quella del vers. 7. Il pro…ton huion significa "[riguardo] al Figlio" e niente affatto "al…Figlio". Questo è importante per capire l'uso che l'autore fa delle citazioni in questione. Certi eruditi lo hanno inteso come un riferimento diretto al Figlio e di conseguenza hanno creduto che l'autore di Ebrei avesse inteso che Gesù fosse Dio. Un vecchio esempio di questo ragionamento lo troviamo in Turner, quando dice: "La sola traduzione corretta è allora 'Il tuo trono O Dio'. Poiché questo titolo non è mai applicato ad alcun monarca umano, dev'essere riferito ad una persona sovrumana.. Il messia è realmente Dio, ma il modo in cui viene menzionato lo fa intendere nello stesso tempo anche di natura umana". Più recentemente Montefiore ha detto: "Egli è superiore a loro, essendo stato innalzato al di sopra di loro quando fu unto da Dio". Questa non è una conclusione necessaria. Poiché il pros al vers. 7 significa "riguardo a" e sembra più probabile che pros al vers. 8 debba essere inteso nello stesso modo, allora è riguardo al Figlio che l'autore ha citato una scrittura inerente l'eternità del trono di Dio, sul quale il Figlio si sarebbe seduto. Quando Salomone, che era figlio di Dio (II Sam. 7:14) regnò sul regno del Signore (I Cron. 29:11), egli stava seduto sul trono del Signore ('al kisse' Yhwh) (I Cron. 29:23; vedi anche Enoc 51:3; 55:4; 61:8; 62:2-3, 5; 69:26-27, 29). Questo non significava che Salomone fosse Dio, ma che regnava sul regno di Dio regnando sulla Palestina e che sedeva sul trono di Dio regnando in Gerusalemme. Quindi, è appropriato parlare di eternità del trono di Dio riguardo al figlio Gesù che sarebbe seduto su di esso tanto quanto è appropriato parlare del trono di Dio quando Salomone sedeva su di esso. Il punto focale dell'argomento dell'autore è che, in contrasto con gli angeli, che sono temporali come il vento e il fuoco, il Figlio era destinato, come afferma la scrittura, ad un trono che sta "a tempo indefinito". Alla fine del versetto, "suo" ha un supporto scritturale maggiore…, sebbene quasi tutti gli altri testi traducano "tuo" (sou) in conformità alla LXX (e al TM). La RSV traduce Salmo 45.6 "Il tuo trono divino" nel modo più attendibile quando nella riga seguente aggiunge "Il tuo scettro regale…", con un chiaro riferimento al re. Sarebbe altrettanto vero in Ebrei 1:8 se la lezione "tuo" fosse accettata alla fine del versetto. Sembra più attendibile che l'autore di Ebrei parlasse solo riguardo al Figlio nel rivolgersi a Dio, menzionando l'eternità del trono sul quale il Figlio si sarebbe seduto. Dunque, egli cambiò il pronome dalla seconda alla terza persona nella riga successiva per descrivere il suo regno (quello del Figlio). "Il bastone" era il simbolo di potere e autorità regali. Come re, egli era il supremo giudice della nazione, cosicché questo bastone era anche un simbolo della sua autorità legislativa. Il Salmo 45 era un poema dedicato a un re, non a Dio. Il re, benedetto da Dio, viene esortato a cingere la sua spada con la sua dignità e a cavalcare vittoriosamente (Salmo 45:3-4). I suoi nemici sono destinati a cadere dinanzi alle sue frecce aguzze (Salmo 45:5). Il salmista si rivolge al re riferendosi anche al suo trono e al suo scettro, però le parole potrebbero essere intese come fossero rivolte a Dio. Giacché l'autore di Ebrei desiderava usare questo Salmo regale, doveva affrontare questa difficoltà in un modo simile a quello in cui la devono affrontare i commentatori odierni. Egli sembra aver affrontato il problema facendo riferimento al Figlio nel contesto in cui aveva subito prima menzionato gli angeli (1:7). Dunque, in riferimento al Figlio egli menzionava il trono di Dio e il regno del Figlio. Subito dopo, nel versetto successivo, egli continuò a menzionare il Figlio rivolgendosi a lui direttamente com'è indicato dalla citazione del Salmo. Sembra più improbabile che l'autore di Ebrei confondesse intenzionalmente il Figlio con Dio. Per l'autore il Figlio era il primogenito, l'apostolo di Dio, il riflesso della gloria di Dio, e l'esatta rappresentazione della sua natura (1:3, 6), ma non era Dio stesso. To The Hebrews, A New Translation with Introduction and Commentary. [Agli Ebrei, Una nuova traduzione con introduzione e commento], The Anchor Bible, pagg. 20-21.
Il summenzionato critico, che aveva obiettato sulla lezione di Ebrei 1:8 contenuta nella TNM, aggiunse in una email indirizzata a noi: "Ebrei 1:8 è stata macellata per adattarla al vostro insegnamento". Invece noi crediamo che quello che abbiamo esposto smentisca l'accusa d'infondatezza e d'inattendibilità. Una parte della critica fatta alla TNM dice: "L'organizzazione Watchtower nega che Gesù sia Dio. Di conseguenza, non può permettere mai a nessun versetto biblico di suggerire che Gesù sia Dio. Questo spiega perché essi scelgano una traduzione che non si armonizzi al meglio col contesto o con l'intera teologia della Bibbia". Questo contrasta con i fatti che voi stessi avete letto sopra.
Qualcuno potrebbe facilmente dire che quelle versioni, che vogliono presentare in Ebrei 1:8 il Figlio come "Dio", non "permettono mai ad alcun versetto biblico di suggerire che Gesù non sia Dio"! Questo genere di critica fatta qui sulla Traduzione del Nuovo Mondo contesta anche le versioni di eruditi come Edgar Goodspeed, James Moffatt, Steven Byington e la versione neotestamentaria The Twentieth Century New Testament, nessuno dei quali è stato influenzato da alcuna "teologia" simile a quella dei testimoni di Geova.
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