Intolleranza o libertà religiosa
Quale futuro?
Intolleranza
o libertà religiosa: quale futuro?
di FREE SOULS
Tanto più ci
innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
(F. Nietzche)
Quale futuro
ci riserva lattuale clima intollerante che serpeggia in Europa? Poiché «la
speranza è lultima a morire», noi crediamo che ci possa essere, finalmente, un
futuro tollerante nel quale i Diritti Umani siano una realtà concreta, conosciuta e
rispettata, e non dei meri slogan con cui mascherare le proprie intenzioni, al fine di
ottenere quel consenso altrimenti negato che permetterà di avere il potere
necessario per calpestare proprio quei diritti, come si è verificato in Francia il 30
maggio 2001: nel nome e per la tutela dei Diritti Umani, il Senato ed il governo francesi
hanno promulgato una legge
tanto reazionaria che pare uscita fresca fresca dal Terzo Reich, o dal regime totalitario
cinese.
Intolleranza
nostrana
Tanto più
familiarizziamo con la Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo,
la Convenzione Europea, la Costituzione
Italiana, tanto più quello che sta succedendo ci sembra assurdo. Ci sono persone
del mondo della politica e del mondo della religione che ci lasciano esterrefatti con le
loro esternazioni. Umberto Bossi, leader della Lega Nord, in merito alla
moschea di Lodi riesce a sentenziare che « [
]
questo principio della libertà religiosa nelle società occidentali è complementare e
non fondamentale», (Repubblica del 17 ottobre 2000). Potremmo essere daccordo con
Bossi qualora egli avesse inteso dire che la libertà religiosa non deve prevaricare il
rispetto dei Diritti Umani, come purtroppo si verifica in alcuni ambienti religiosi
fondamentalisti. Ma lapertura di una moschea a Lodi non è certo una violazione dei
Diritti Umani, lo è invece il suo osteggiamento.
Sulla
Gazzetta di Mantova del 10 novembre 2001 leggiamo che il comune di Viadana ha messo allordine
del giorno la «convenzione per la cessione di un'area in diritto di superficie alla
congregazione dei Testimoni di Geova». Al riguardo, nel proposito di contrastare liniziativa,
il capogruppo di FI, Michele Calavalle, dice che «I Testimoni di Geova sono una setta al
pari di Scientology o degli Arancioni, non un ente religioso». Eppure il governo
italiano, nella persona dellex-presidente del Consiglio DAlema, ha firmato lintesa
con la confessione dei Testimoni di Geova. Se ciò non bastasse, la Corte Costituzionale
con sentenza 195/93 si è già pronunciata su un caso
analogo che vedeva proprio la confessione dei Testimoni di Geova contrapposta ad una
decisione avversa della regione Abruzzo, ribadendo che la Costituzione italiana garantisce
la piena libertà di religione. Anche per quanto riguarda Scientology la Corte di
Cassazione prima, con sentenza 1329/97, e la Corte di
Appello di Milano poi, con la sentenza del 5 ottobre 2000, hanno sancito la sua piena
legittimità in quanto confessione religiosa. Inoltre cè il Credo Laico di
Forza Italia del 6 febbraio 1994 che recita: «Noi crediamo nella libertà, in tutte
le sue forme, molteplici e vitali: la libertà di pensiero e di opinione, la libertà di
espressione, la libertà di culto, di tutti i culti, la libertà di associazione». Eppure
il forzista Calavalle continua a chiamarle sette e nega loro lo
status di enti religiosi. Viene in mente il caso del soldato giapponese che, a distanza di
alcuni decenni dalla fine della seconda guerra mondiale, fu ritrovato armato di tutto
punto nascosto nella giungla asiatica perché convinto di essere ancora in guerra.
Purtroppo nessuno laveva avvisato. Onde evitare altri casi umani simili, sarebbe
opportuno che qualcuno informi il consigliere Calavalle degli ultimi sviluppi giuridici in
materia di libertà religiosa.
In un articolo del 13 gennaio 2001, bloccata_intesa.html che da notizia della volontà di Alleanza
Nazionale, Lega e Ccd di bloccare lintesa dello Stato italiano con la Congregazione
Cristiana dei Testimoni di Geova e con lUnione Buddista Italiana, il parlamentare leghista Luciano
Dussin, che preannuncia una «decisa battaglia parlamentare» per impedire anche la legge
sulla libertà religiosa, sostiene che: «Le garanzie offerte a Testimoni e buddisti
rischiano di esporre la società italiana a pericoli di estrema gravità». Quali? Qui di
pericoloso noi vediamo solo chi preannuncia una «decisa battaglia parlamentare» per
impedire anche la legge sulla libertà religiosa: decisamente un atteggiamento
incostituzionale che non reputiamo consono ad un parlamentare. Il suo collega di partito
Mario Borghezio, dal canto suo, dice che: «Cè unespansione delle sette
religiose e un problema di compatibilità con il nostro ordinamento». Di nuovo: quale
incompatibilità? Viene il dubbio che la Costituzione italiana non sia conosciuta o, se lo
è, che non sia capita affatto o, peggio ancora, che non sia condivisa, nel qual caso
vorremmo saperlo in modo esplicito.
Non
comprendiamo, peraltro, come possano degli esponenti di partiti che si accomunano nella
cosiddetta Casa delle Libertà disattendere i dettami della Costituzione
italiana bloccando lintesa fra lo Stato italiano e alcune confessioni minori.
Nellambito delle tanto sbandierate libertà, cosa cè di più sacro ed
inviolabile delle libertà di pensiero, di coscienza, di credenza, di religione, che sono
poi, in sostanza, sinonimi luna dellaltra e che stanno alla base del concetto
di libertà? Che libertà vogliono questi signori per il popolo italiano? Se una legge
sulla libertà religiosa in Italia deve essere motivo di una decisa battaglia
parlamentare per impedirla, quale libertà è lecito richiedere?
Se alcuni
esponenti della destra sono intolleranti, altri loro colleghi di sinistra non sono da
meno, basti vedere la proposta 7052 a firma di alcuni
deputati dellUlivo. Oppure basti leggere quanto scritto nel 1997 da Luciano
Violante, al tempo Presidente della Camera dei Deputati, il quale a pagina 60 del libro
Princìpi Fondamentali della Costituzione Italiana i Primi Dodici Articoli
(Tallone Editore Alpignano, TO), commentando larticolo 8 della Costituzione,
dice:
«Le
confessioni religiose hanno quindi una autonomia organizzativa in base alla quale possono
articolare le strutture del personale, disciplinare i modi di acquisizione dei beni da
destinare al culto, gli obblighi che possono imporre ai fedeli e le sanzioni di carattere
spirituale così da non travalicare il richiamato principio di convivenza (N.d.R.: si
vive se si convive; vince chi convince) secondo ragione che la fondamentale norma
etica sociale che anima la sostanza midollare e soffice che viene protetta e riparata
dalle strutture giuridiche, dallossatura costituzionale e del diritto pubblico che
mira a parare i rischi del fanatismo e della sopraffazione sulle coscienze oltre che la
sempre latente tentazione simoniaca mirante a trasformare lansia di tanti a chiarire
i propri misteri esistenziali, nella passione di pochi di arricchirsi alle spalle di chi
si sente portato a cedere qualsiasi cosa pur di trovare la felicità della propria
coscienza.
Mentre la
Chiesa cattolica ha elaborato da secoli sistemi di controllo sul suo personale per parare
i rischi di sopraffazione spirituale, che lasciano tracce indelebili su chi ne è vittima,
il proliferare di sette e confessioni non cattoliche può far correre il rischio di
sacerdoti non degni a perseverare nella difficile opera di proselitismo e trasmissione dei
messaggi spirituali. Un retto uso della ragione da parte dei cittadini può neutralizzare
questi rischi, ma occorre unattivazione della scuola e dei mezzi di informazione per
mettere in guardia anche su ciò».
Larticolo
8 in realtà dice che «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla
legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con lordinamento giuridico
italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze», e tende chiaramente a salvaguardare le minoranze religiose e le
confessioni diverse dalla cattolica. Violante interpreta e stravolge
lintendimento dei Padri della Costituzione, immaginando dei fanatismi e delle
tentazioni simoniache a cui larticolo 8 dovrebbe porre rimedio. Inoltre denuncia
anchegli, al pari del leghista Borghezio, «il proliferare di sette e confessioni
non cattoliche [che] può far correre il rischio di sacerdoti non degni a perseverare
nella difficile opera di proselitismo e trasmissione dei messaggi spirituali.» La sua
cura? Lutilizzo della scuola e dei media per informare e mettere in
guardia, cioè, interpretiamo noi, per creare quel clima di allarmismo e di intolleranza
che, magari in un futuro prossimo, possa giustificare qualche legge anti-sette, o qualche
redivivo reato di plagio, tanto caro allex-compagno Violante.
Non è quindi
una questione di destra o di sinistra, esiste un partito trasversale dellintolleranza
che fa evidentemente capo a direttive diverse da quelle impartite dalle rispettive
segreterie di partito.
In campo
religioso troviamo lormai «famoso» cardinale Giacomo Biffi da Bologna che ha rotto
gli indugi dellintegralismo cattolico nostrano e, dallalto della sua
autorità, ha lanciato una sua personale campagna contro gli infedeli islamici. Infatti, lanno
scorso, in pieno clima giubilare allinsegna dellecumenismo e del dialogo
interreligioso, mentre il Papa si prodigava nel mostrare tolleranza andando a far visita
ad una moschea, Biffi spronava la Stato italiano a favorire limmigrazione di
popolazioni cristiane poiché, a suo dire, gli islamici minerebbero lidentità nazionale. Pronto il plauso di politici come
Borghezio.
Il messaggio
è stato ripetuto ad un anno di distanza sfruttando londa portante dellindignazione
generale per i fatti terroristici accaduti a New York. A 24 ore dallattentato alle
Twin Towers, Biffi, che nella sua visione integralista della religione vede lIslam
come un pericoloso nemico, ha detto che «gli attentati in
America dimostrano che questa sopravvivenza (quella dei cristiani N.d.R.) è oggi
seriamente minacciata, come già un tempo, dallavanzare sempre più pericoloso e
violento dellIslam». Non pago, ha rilanciato qualche giorno più tardi sulla
necessità di selezionare gli immigrati culturalmente
«integrabili», pena un futuro «di lacrime e sangue» per il nostro paese, spingendosi
fino a criticare ben due papi conciliari: Giovanni XXIII, il cui invito a «cercare ciò
che ci unisce più che ciò che ci divide» è, secondo Biffi, «utilissimo nella sua
accezione politica, ma diventa ambiguo nellambito del dialogo interreligioso»; e
Paolo VI, colpevole di aver introdotto lidea del dialogo nellEcclesiam suam
«astenendosi dal darne una fondazione teologica, il che è forse alla fonte delle
intemperanze e delle ambiguità che hanno poi aduggiato la cristianità». Inoltre, ha
messo in guardia i cattolici dalla «ossessiva richiesta di dialogo» poiché «non cè
alcuna possibilità di intesa fra la fede e lincredulità», e ogni dialogo
interreligioso rischia di rendere «negoziabili» princìpi di fede che invece «non
possono essere attenuati», perché «Cristo non ci ha detto predicate il Vangelo ad
ogni creatura, tranne i musulmani, gli ebrei e il Dalai Lama».
Per Biffi,
quindi, «non cè possibilità di intesa tra la fede (quella cattolica) e lincredulità
(tutto ciò che non è cattolico). Solo la fede cattolica, dunque, è la vera ed unica
fede. Solo i cattolici sono e possono essere persone libere. Tutti gli altri (islamici,
buddisti, Testimoni, nuovi movimenti religiosi, chi più ne ha più ne metta), seguendo il
ragionamento di Biffi, sono uomini di serie B, infedeli e pericolosi, ai quali non possono
e non devono essere concessi gli stessi diritti dei cattolici (vedi lintesa), ma che
devono essere individuati e marchiati come non cattolici, ghettizzati, isolati
o respinti, coi quali il dialogo non è possibile a prescindere, ma anzi deve essere
evitato per non venire contaminati dalle loro pericolose e malefiche idee.
Con tali
premesse e con tali sponsor teologici, non cè da stupirsi che esistano
siti deliranti dellintegralismo cattolico come Holy War, né che la
guerra tra cattolici e protestanti nellUlster si stia protraendo da un trentennio
seminando morte, né che dei prelati vengano accusati di genocidio. Forse è un caso, ma
sta' di fatto che in quel di Bologna ha avuto i natali unassociazione denominata
GRIS (Gruppo Ricerca e Informazione Sette) che da anni cerca di screditare i Nuovi
Movimenti Religiosi ricercando e fornendo informazioni atte a
discriminarli, catalogandoli per ordine di pericolosità, prodigandosi nel
creare attorno ad essi un clima di circospezione e paura, invocando leggi come quella
recentemente approvata in Francia (vedasi alluopo le proposte
di legge presentate nella passata legislazione al Parlamento ed al Senato
italiani).
E ancora, su
Repubblica del 12 novembre 2001 viene riportata la seguente dichiarazione di don Gianni
Baget Bozzo:
«La lotta
contro il cristianesimo mediante la violenza e loppressione è nellessenza
dellIslam. Non si può pensare lIslam senza pensare il cristianesimo come il
suo avversario originario». Lo ha detto don Gianni Baget Bozzo, parlando ad Arezzo. Il
consigliere di Silvio Berlusconi, pur riconoscendo in Maometto «un genio religioso tra i
maggiori dellumanità», si è appellato ai vescovi affinché «non diano
cittadinanza al dialogo tra Chiesa e Islam». «Le moschee», ha detto ancora, «non sono
affatto quel pacifico luogo di preghiera pura che lOccidente immagina. Sono centro
di direzione politica. E nella storia musulmana tutte le rivoluzioni e i sollevamenti sono
partiti dalle moschee».
Forse che
nelle chiese cattoliche italiane non si sono mai date direttive politiche? Forse i preti,
i vescovi e il Vaticano non sono mai intervenuti nelle questioni politiche italiane,
incitando i propri fedeli ad agire in un modo anziché in unaltro? E allora, dovè
la differenza tra lIslam e il cristianesimo? Perché loro sono i cattivi
e noi siamo i buoni.
Sembra che lodio
e lintolleranza siano una prerogativa degli altri, in questi giorni
segnatamente dei talebani, dei loro sostenitori e degli islamici in generale. Non ci
sfiora minimamente lidea che lodio e lintolleranza abitino anche a casa
nostra, che le esternazioni dei vari Biffi, Dussin, Borghezio e Baget Bozzo siano dello
stesso spessore e livello delle dichiarazioni di Osama Bin Laden. E questo accostamento
non ci pare una forzatura. Per veicolare lanti-islamismo si continua a fare
riferimento allAfganistan e a Bin Laden. Per amore della verità, sarebbe opportuno
dare uno sguardo anche alla Giordania, alla Turchia e a realtà simili: anche lì la
religione ufficiale è lIslam, ma la situazione è completamente diversa e tali
società sono più simili alla nostra società occidentale che al regime dei Talebani.
È arduo,
ancorché possibile, pensare che siano casuali le lettere che solerti e devote signore
scrivono ai giornali affermando che «leggendo le cronache della vicenda Milingo, ho
appreso della setta del reverendo Moon e mi domando come tanta gente sia disposta a
credere che quelluomo sia un messia, una specie di redentore. Fino a che punto
arriva la credulità della gente in campo religioso e quante altre sette ci sono nel
mondo?» (Il Giornale del1 settembre 2001). Ma se non ne ha mai sentito
parlare prima per sua ammissione , e quindi non conosce, come fa questa
signora a sapere che Moon è «un messia, una specie di redentore»? Glielo ha detto lui?
Chi glielo ha suggerito? E, per lamor di Dio, come fa questa solerte signora a
credere così prontamente e supinamente a ciò che ha letto o che le è stato suggerito?
Il sospetto che tali lettere siano volutamente mandate da irreprensibili
signore al fine di alimentare nellombra un sentimento di intolleranza,
di diffidenza e di odio verso chi la pensa in modo diverso è più che lecito.
La situazione
in Europa
Rileviamo
inoltre come il fanatismo, lintegralismo e lintolleranza serpeggino anche
negli ambienti psicocratici. In questo caso tali fenomeni non sono riconducibili ad una
religione bensì ad una ideologia, una teoria pseudo-scientifica che si arroga il diritto
di poter giudicare la bontà o la malvagità di qualsiasi cosa, suffragando tale diritto
dietro legida della scienza.
Apparentemente
la tendenza degli establishment psicocratici europei (coadiuvati dai loro compari
psico-teocratici infiltratisi nelle strutture religiose) sembra essere quella di divulgare
nellopinione pubblica lidea che il bisogno di nuova religiosità nasca da
debolezze e squilibri psichici. Allorquando una persona abbraccia una nuova
religione, tali presunte debolezze e squilibri vengono artatamente
classificati come patologie, sicché sia giustificato lintervento dei dottori
della psiche, i quali diagnosticheranno manipolazioni psichiche da un lato e
prescriveranno cure atte a deprogrammare le incaute vittime religiose dallaltro
(infatti, ad esempio, nella sentenza di Cassazione n° 1329/97, si legge che secondo la
pubblica accusa Scientology per trovare nuovi fedeli « [
] individuava i propri
obiettivi prioritari nelle cosiddette fasce deboli della popolazione, perseguendone lassoggettamento
psichico mediante meccanismi ben noti alla moderna scienza psicologica [
] »).
Questo in pratica è il senso della legge 504 francese, questo è il teorema sul quale si
basano i vari disegni di legge italiani (ma anche francesi, belgi e tedeschi) miranti ad
arginare la pericolosità delle sette religiose. Per ora sotto accusa sono le
minoranze religiose e i Nuovi Movimenti Religiosi. Lobiettivo finale, comunque, sono
le grandi religioni e la religione in quanto tale. Un vecchio sogno, questultimo,
del pensiero scientifico-meccanicista.
In questa
sezione abbiamo pubblicato alcuni esempi dellintolleranza made in Europe.
Oltre alla legge 504 francese cè il caso del giudice belga
che il 7 ottobre 1999 «convoca le parti (marito e moglie in una causa di affidamento dei
figli, N.d.R.) e, dopo aver sentito il legale del padre, secondo il quale la signora
Chavez dedicava troppo tempo alla propria congregazione, di cui è pastore suo padre,
decide di toglierle i figli, descrivendo la Chiesa di Dio e della Profezia come una setta.
Tuttavia, la madre ha ottenuto il permesso di visitare i propri figli un bambino di
otto anni e un neonato di tre mesi , secondo la decisione del tribunale, a patto di
non portarli nella Chiesa a cui appartiene». Cè l<interpellanza.html>
del deputato Terenzio Delfino del 29 giugno 2000 nella quale denuncia lutilizzo
delle istituzioni italiane da parte di alcuni personaggi intolleranti al fine di combattere
le confessioni minoritarie. Cè anche la recentissima denuncia, apparsa su le Parisien
<Moracchini_it.html> del 15 novembre 2001 e su altri quotidiani
francesi, nella quale si apprende che il giudice istruttore francese signora Marie-Paule
Moracchini sembra essere stata sottoposta a procedimento disciplinare per la colpa
di aver favorito il non accanimento giudiziario su Scientology, accanimento giudiziario
che sarebbe stato inspiegabile dato che la stessa Moracchini ha ammesso che, nonostante 10
anni di indagini, non erano emerse prove a carico degli imputati, e il caso si avviava allarchiviazione.
Inoltre i colleghi, magistrati e avvocati, della signora Moracchini hanno denunciato come
il caso Moracchini sia stato usato dai media per una campagna avallatrice delloperato
del Parlamento in merito alla legge 504, il tutto ordito da unoscura regia dellex-gurdasigilli
Elisabeth Guigou. Il tutto, purtroppo, in netto contrasto con il principio di liberté,
égalité et fratérnité che compare nelle aule di governo e di giustizia francesi.
È singolare
notare come i Nuovi Movimenti Religiosi, in modo particolare i Testimoni di Geova e
Scientology, negli ultimi decenni siano stati oggetto di approfondite indagini da parte
della magistratura italiana (e non solo), la quale, in ultima analisi, ne ha sancito la
religiosità e la liceità. Scientology in Italia è stata sottoposta a ben sei gradi di
giudizio in un arco di tempo lungo venti anni. Sempre Scientology, negli USA, è stata
radiografata oltre che dalla magistratura anche dallInternal Revenue
Service (lequivalente americano del nostro Fisco), e alla fine di estenuanti
indagini il governo statunitense, nel 1993, ne ha sancito inequivocabilmente la
religiosità. Per cui, paradossalmente, nelle moderne democrazie laiche sono proprio i
Nuovi Movimenti Religiosi ad aver superato lesame di religiosità autentica. Ma ciò
non basta ai moderni Torquemada.
Una delle
caratteristiche dellintolleranza è che essa non sopporta che gli altri abbiano gli
stessi diritti dellintollerante:
La
Chiesa cattolica ha il concordato? le altre confessioni non possono nemmeno avere unintesa
poiché, secondo i canoni cattolici che alcuni pretendono usare come metro di misura e ago
della bilancia della giustizia laica, non sono confessioni né tantomeno religioni ma,
tuttal più, benevolmente, sono movimenti sedicenti e seducenti.
Le
religioni e le ideologie dominanti hanno beni, ricchezze e proprietà
immobiliari, retaggio, tra laltro, di tempi lontani, poco religiosi e
poco ideologici? lIslam non può avere moschee in Italia, mentre i
cosiddetti Nuovi Movimenti Religiosi sono, secondo alcuni ambienti fondamentalisti
psico-cattolici, delle macchine per fare soldi mascherate dietro la facciata religiosa.
Una
dottrina (sia essa religiosa, ideologica, scientifica o altro) predica che il suo è lunico
Dio o che la sua è lunica verità? le altre dottrine non possono a loro volta
predicare che il loro è lunico Dio o che la loro è lunica verità, e se lo
fanno dicono il falso. E via dicendo
, gli esempi sarebbero innumerevoli.
Nella
presentazione di questo sito (vedi CHI SIAMO
<../../../chisiamo.html>), abbiamo enunciato quelli che, secondo noi,
potrebbero essere I PARADIGMI dellINTOLLERANZA. Invitiamo il lettore a
leggerli (o rileggerli) alla luce di quanto sopra esposto.
Tolleranza: cè
una possibilità?
La tolleranza
è: «Una disposizione danimo per la quale si ammette, senza dimostrarsi
contrariato, che un altro professi unidea, unopinione, una religione diversa o
contraria alla nostra» (dallo Zingarelli).
La tolleranza
è permettere al prossimo di essere ed esprimere sé stesso, ed è tra laltro insita
nel comandamento cristiano «ama il prossimo tuo come te stesso». Essere tolleranti non
significa tradire la propria fede o vendersi al male. Significa bensì essere
così consapevoli e forti nelle proprie credenze, siano esse religiose o altro, da non
temere di perderle nelloceano delle credenze altrui. Solo il debole reclama luso
dellintolleranza contro la diversità per salvaguardare la propria autoproclamata
normalità. Dovesse succedere, poi, che si incontrano idee che sono, o ci
appaiono, migliori delle nostre e decidiamo di condividerle, non ci sembra affatto che
ciò possa creare problemi a chicchessia. Solo il libero scambio di idee potrà far
crescere lumanità nella libertà. Non ci sarà nessuna crescita nella coercizione,
nel pregiudizio, nel fondamentalismo, nella negazione aprioristica del diritto di chiunque
di essere liberamente quello che vuole essere.
Fare al
prossimo quello che vorremmo che egli facesse a noi, e per converso non fare al prossimo
quello che non vorremmo che egli facesse a noi. Queste semplici e basilari regole, se
usate con intelligenza ed onestà morale, basterebbero per far fare allumanità un
balzo in avanti verso un futuro di pacifica convivenza.
Non vi può
essere pace tra gli uomini senza il rispetto tra gli uomini. Tale rispetto si concreta
nella conoscenza e nellapplicazione dei princìpi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo
<../../../norme/dichiaruniversale.html>, nella Convenzione Europea <../../../norme/convenzione.html>,
e nella Costituzione Italiana
<../../../norme/costituzioneitaliana.html>, almeno per quanto riguarda lItalia
(le varie costituzioni delle democrazie occidentali sono comunque ispirate a princìpi di
tolleranza analoghi). Non cè bisogno di nuove leggi o di leggi
particolari come la legge 504 francese o come le proposte di legge 4605 <proposta%204605.html>, 7001 <proposta%207001.html>, 7052 <proposta%207052.html>, che sono comunque delle
palesi violazioni dei princìpi di libertà. I codici penali dei vari stati occidentali
prevedono già una lunga serie di reati e relative sanzioni. Qualora un cittadino,
indipendentemente dalla sua appartenenza a un qualsiasi gruppo, commettesse un reato, egli
sarebbe penalmente imputabile e perseguibile già da ora, senza alcun bisogno di creare
nuovi e particolari strumenti ad hoc, atti solo a sottolineare la diversità
di giudizio applicata al reo: egli non è come tutti gli altri, ed essendo diverso dagli
altri diverse devono essere le leggi e le sanzioni per lui.
Noi non
sosteniamo che gli islamici sono tutti buoni, così come non ci sogneremmo mai
di sostenere che i cristiani sono tutti buoni. Noi non sosteniamo che le
minoranze religiose e i Nuovi Movimenti Religiosi sono senza pecca, così come non
sosteniamo che le religioni maggiori e ufficiali sono senza pecca. Noi
reclamiamo solamente che, come sancito dalle Dichiarazioni e dalle Costituzioni
sopraccitate, vi sia uguaglianza di trattamento davanti alla legge, la quale, è scritto,
è uguale per tutti; che le opinioni, le credenze, le religioni siano egualmente
considerate e trattate davanti alla legge. Noi reclamiamo, inoltre, che le violazioni ai
dettami delle Dichiarazioni e delle Costituzioni sopraccitate siano moralmente e
penalmente perseguite poiché esse sono il germe che genera lodio e la guerra.
Se i Talebani
conoscessero e rispettassero la Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo, non
tratterebbero la loro gente, le loro donne e i loro bambini come se fossero merce o
animali di dominio personale, limitandone o annullandone tutte le libertà, inclusa la
libertà di istruirsi, di ascoltare musica, di giocare con gli aquiloni. Non facciamo
quindi lo stesso errore. Non limitiamo le libertà del nostro prossimo, non rendiamolo
artatamente criminalmente diverso perché ha una religione diversa, sia essa lIslam,
Geova, Moon, Scientology, Krisna o il Gran Puffo Blu. La via per la pace è la via del
rispetto delle Libertà Universali che ogni Uomo, Donna e Bambino ha di diritto fin dalla
nascita.
Argomentare
la necessità di limitare tali libertà, come fa il cardinale Biffi, come hanno fatto i
legislatori francesi e i deputati italiani firmatari delle proposte di legge sopraccitate,
a noi sembra essere pura follia.
Fortunatamente
la maggioranza delle persone sente istintivamente che la libertà non può
avere dei distinguo né può avere troppe limitazioni. Altrettanto
fortunatamente sia negli ambienti religiosi che in quelli laici vi sono persone attente a
quanto sta accadendo e disposte ad adoperarsi affinché lUomo sia veramente libero.
<http://www.freesouls.org/religione/intolleranza/stato_religione/intolleranza_liberta.html>
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