Come era pronunciato il nome di Dio
Biblical Archaeology Review, March\April 1995,
volume 21, n. 2, p. 30
Il professor Rainey ha presentato i quattro consueti argomenti a favore della pronuncia del Tetragramma come "Yahweh", ("Come Yahweh era pronunciato", Domande e Commenti, Sept.\Oct. 1994) ma è passato sopra ad alcune importanti informazioni che contraddicono tale usuale congettura.
1) Nei papiri magici il nome appare come iawouhe (Ya-oh-oo-ay-eh), ma è difficile comprendere quanto questa pronuncia abbia a che fare col Tetragramma perchè le preghiere e gli incantesimi di questi papiri mischiano insieme ogni specie di suoni, alcuni significativi, altri assurdi, così che non è sicuro quante di queste sillabe appartenevano al nome. Almeno, comunque, esso ha più di due sillabe, e la vocale centrale non è omessa, come accade con Yah-weh.
2) Clemente di Alessandria scrive il Tetragramma iaoai (Ya-oo-ai), iaoe (Ya-oo-eh), e iao (Ya-oh). In nessun caso la vocale centrale oo o oh è omessa.
3) I rabbini spesso deducevano il significato di una parola prendendo ogni parte d’essa separatamente e interpretandola. Un metodo corrispondente potrebbe essere il determinare il significato del termine "insect" (= insetto) dal significato di "in" e "sect" (= setta). Esso potrebbe quindi essere definito come una setta religiosa che si trova in qualche posto. Questa metodologia è chiamata "etimologia" e non è sempre accurata, ma è stata seguita dai rabbini, da Clemente d’Alessandria e da alcuni autori delle Scritture (Gen. 28:10-22; 21:15-34; 26:17-34). Con questa logica Clemente ha dedotto che il Tetragramma aveva le stesse consonanti del verbo "essere", così che significa colui che fa essere le cose, ma egli non pronuncia la parola secondo alcuna forma di tale verbo. La sua congettura era omileticamente e intenzionalmente provocante ma non scientificamente o storicamente corretta. Il verbo "essere" meriterebbe l’estensiva analisi comparativa che gli è stata data solo se fosse dimostrata dalle Scritture la sua relazione col Tetragramma, ma in questo caso ciò non avviene. Risme di carta e galloni di inchiostro sono stati spesi negli anni per giustificare una pronuncia occidentale sulla base della congettura di Clemente. Essa può essere del tutto irrilevante al soggetto. Ci sono altri posti e modi per trovare la corretta pronuncia. Questi sono da ricercare nelle Scritture e sono associati ai testi. I seguenti sono alcuni punti da considerare:
Nelle grotte di Qumran c’era un testo greco che includeva poche parole greche di Levitico (4QLXX Lev), una delle quali era il Tetragramma. Era scritto
IAW (Ya-oh). E’ apparentemente formato da due sillabe, ma la seconda sillaba è solo una vocale. Non c’è modo per renderlo "Yah-weh". Esso era una traslitterazione dell’ebraico "Ya-ho"(why). Ha la stessa forma scritta di quella data dal papiro aramaico del V secolo A.C. Solo in aramaico questa parola poteva essere pronunciata sia Ya-hoo che Ya-hoh.Alcune parole nei rotoli del Mar Morto hanno un suono aspirato, ah, che manca nel testo masoretico. Per esempio, le parole masoretiche hoo (
awh) e hee (ayh) sono scritte hoo-ah (hawh) nei rotoli. Gli arabi pronunciano queste parole nello stesso modo in cui sono scritte nei rotoli, ma non scrivono il suono aspirato finale con una consonante. Essi indicano il suono aspirato solo con una vocale che lo segnala e che non era usata nei primi testi biblici. La parola scritta Ya-hoo o Ya-hoh può essere stata pronunciata Yahowah o Yahoowah, ma in nessun caso la vocale oo o oh è omessa. La parola era a volte abbreviata con "Ya", ma mai con "Ya-weh". Questo può essere illustrato dallo studio dei nomi propri della Bibbia che si basavano sul Tetragramma.L’ebraico del nome "Gionatan" è "Yah-ho-na-than" (
Ntnhy), "Yaho o Yahowah ha dato". Quando questo nome veniva abbreviato diventava "Yo-na-than"(Ntnyw), conservando la vocale "oh". Giovanni era scritto "Yaho-cha-nan"(wnxwhy), "Yaho o Yahowah è stato benigno". Il nome Elia era "Eli-yahoo"(whyla), "il mio Dio è Yaho o Yahowah". Gli antichi spesso davano ai loro figli i nomi che includevano il nome della loro divinità. Per esempio, "Ish-baal" è "l’uomo di Baal" e "Baal-ya-sha" significa "Baal ha salvato". In entrambi i casi il nome "Baal" è probabilmente pronunciato in modo corretto nel nome della persona che lo ingloba. La stessa cosa vale per il Tetragramma. Chiunque si preoccupi di controllare le concordanze scoprirà che non ci sono in tutte le Scritture nomi che includono il Tetragramma e che omettono la vocale che è tralasciata nella pronuncia di due sillabe che Rainey sostiene.Cè ancora un altro indizio per la pronuncia del Tetragramma: la poesia ebraica. Per esempio, dal poema di Esodo 15, si legga ad alta voce i versetti 1, 3, 6, 11, 17 e 18, prima pronunciando il Tetragramma "Yahweh" e poi leggendolo di nuovo, pronunciando la stessa parola "Yahowah". Si noti la rima e il ritmo poetico in entrambi i casi. In questo modo il lettore può valutare qual’è la pronuncia più probabile usata nell’antichità.
Il nome "Yahowah" non era una parola fantasma come Rainey ha affermato. La congettura di Clemente di Alessandria secondo cui il Tetragramma era basato sul verbo "essere" tralascia la pronuncia dei nomi propri della Scrittura che includono una parte del Tetragramma. Clemente non ebbe accesso ai rotoli e potrebbe non aver mai visto il Papiro aramaico. Nondimeno, egli scrisse il Tetragramma in greco usando la vocale centrale che Rainey ha omesso nella convinzione che il nome esatto fosse "Yahweh".
Quando il Tetragramma veniva pronunciato con una sillaba esso era "Yah" o "Yo". Quando veniva pronunciato con tre sillabe probabilmente era "Yahowah". Se fosse stato mai abbreviato in due sillabe esso sarebbe risultato "Yaho", ma anche questa forma può essere stata pronunciata con tre sillabe, includendo il suono finale aspirato, perchè gli ebrei non scrivevano le vocali nei tempi biblici. I teologi biblici dovrebbero partire da questi dati e giungere alle loro convinzioni sul carattere della divinità attraverso le descrizioni date nei testi, piuttosto che cercare di dedurlo da una possibile etimologia della parola. Queste informazioni e questa logica non rifiutano l’idea che Dio è uno che "fa essere", ma significa che questa credenza non può essere provata sulla base di parole che si pensa siano parte del nome.
George Wesley Buchanan
Professore emerito, Wesley Theological Seminary
Washington, DC, U.S.A.