Recupero intraoperatorio
del sangue

Dopo i lavori, i progetti per il reparto
Ortopedia a Colleferro
Parla il primario:
«Diventeremo grandi»

di GIANNI DE SANTIS

«Voglio portare il reparto di ortopedia a un alto livello». A parlare è il dottor Maurizio Razzano, primario del settore ortopedico dell’Ospedale di Colleferro dal 21 dicembre del 2000. Il reparto era rimasto chiuso per effettuare dei lavori di ristrutturazione, e poco prima di Natale ha riaperto i battenti, meso a nuovo non solo nell’aspetto esteriore, ma anche in quello organizzativo.
«E’ giusto offrire ai pazienti un buon trattamento e un ambiente bello e pulito, e cerchiamo di andare incontro alle esigenze di tutti, dai bambini fino agli anziani. E’ necessario inoltre creare un polo ospedaliero all’avanguardia, un’ortopedia che usi tecniche moderne, perché un centro così importante per a zona deve dare ai cittadini fiducia e sicurezza».

A dimostrare il grado di sviluppo che il reparto ha già raggiunto, ma che vuole ancora migliorare, è l’intervento che il dottor Razzano ha effettuato con la sua équipe giorni fa su una paziente. Il primo di questo tipo nell’ospedale di Colleferro. Una giovane donna di 35 anni, proveniente da Galatina (Lecce), aveva un’anca anchilotica bloccata da coartrosi primaria, che non gli permetteva una vita normale. La situazione si presentava più complessa in quanto la donna aveva già subito un trapianto di rene, e inoltre è testimone di Geova. La sua religione non gli permette di essere sottoposta a trasfusioni di sangue, ma grazie alla rete sanitaria della sua congregazione ha trovato l’équipe colleferrina disposta ad operarla con la tecnica dell’autotrasfusione.
E’ stato necessario utilizzare una macchina, arrivata da Roma, che durante l’intervento recuperasse il sangue perduto e lo reintegrasse immediatamente nell’organismo della donna. Tale tecnica richiede grande abilità del chirurgo, in quanto l’operazione deve essere rapida per evitare una maggior perdita del sangue. La macchina, infatti, non ne permette il recupero totale. «Mi auguro — continua il primario — di poter disporre presto anche qui a Colleferro di questo macchinario, perché è vero che le trasfusioni con donatori sono ormai molto sicure, ma in questo modo i rischi di contrarre malattie infettive si azzerano. E sono molti i pazienti che ne fanno richiesta, non solo testimoni di Geova».

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