Vaticano e politica 2001
La sfida vaticana
di Gian Enrico Rusconi (tratto da www.Lastampa.it del 18.05.2001)
IL Papa ha parlato davanti all'assemblea dell'episcopato italiano, ma si è rivolto alla nuova maggioranza politica. Per qualificare i contenuti e il tono del suo discorso, sarebbe facile usare espressioni polemiche o sommarie. Espressioni del tipo: «Il Vaticano presenta il conto al governo per il discreto appoggio fornito al centrodestra nei mesi scorsi», oppure «Offensiva vaticana in coincidenza con la stesura del programma d'azione del governo Berlusconi» ecc. In realtà le parole del Pontefice, coerenti nel loro sviluppo, sono una sfida alla maggioranza. Nel diluvio di parole, messaggi e slogan che Berlusconi ha profuso nell'ultimo mese per convincere gli elettori, i temi del finanziamento incondizionato della scuola privata, dello statuto della famiglia, le problematiche bioetiche (ma anche quelle dell’accoglienza degli immigrati) sono rimasti in sordina.
O meglio, su questi problemi c'è stata una grande complicità nel dire e nel non dire, nell'alludere e nel sottintendere. Accanto alla comunicazione urlata, che ha monopolizzato l'attenzione pubblica e mediatica, sui temi di cui ora parliamo c'è stata una comunicazione allusiva. Non era certo immaginabile un manifesto-gigante di Berlusconi che dicesse «modificherò la legge 194 sull'aborto». Oppure «difenderò la famiglia fondata sul matrimonio, senza confonderla con altre forme di convivenza di fatto».
Non c'è bisogno di nessun guru dell'informazione per sapere che sarebbe stato pericoloso. Eppure questi e altri messaggi sono passati sotterraneamente perché milioni di elettori sapevano e sanno che la cultura di centrodestra è in sintonia con molte (non tutte) richieste del Vaticano. Questo vuol dire che cultura del centrodestra è «cristiana»? Assolutamente no. Anzi proprio qui si annida uno degli equivoci più profondi del centrodestra italiano. La sua deferenza verso le posizioni della gerarchia ecclesiastica non risponde affatto alla logica della «verità sull'uomo» - che ispira il discorso del Papa.
E' piuttosto la richiesta di supplenza, in termini di autorevolezza e di argomenti, ad atteggiamenti genericamente tradizionalisti, conservatori e autodifensivi dei ceti moderati, che altrimenti sono estremamente poveri di argomenti. Impoveriti anche per l'eclisse della cultura laica che colpisce inesorabilmente destra e sinistra. Ma proprio perché strumentale, il consenso del centrodestra verso le posizioni del Vaticano potrebbe essere molto parziale e differenziato rispetto all'elenco delle richieste. Per questo dobbiamo attendere e verificare con attenzione la reazione del prossimo governo. In ogni caso un punto va sottolineato.
Quello che sta a cuore alla gerarchia non è un confronto e approfondimento di argomenti (perché mai dovrebbe farlo dal momento che dice di possedere la verità sull'uomo, sulla famiglia, sulla natura ecc.?) ma si limita ad esigere misure di legge a sostegno delle sue posizioni. Come se - dopo l'esito elettorale - ormai fosse solo una questione di efficienza e coerenza operativa: «Avete vinto le elezioni, dunque fate quello ci aspettiamo». E' bene ripetere che proprio perché i problemi sollevati sono «fattori decisivi» della convivenza civile e democratica non possono subire soluzioni unilaterali di parte.
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