Preservativi in Mozambico
IL PRESIDENTE DEL MOZAMBICO: BISOGNA PARLARE DI PRESERVATIVO ANCHE NELLE CHIESE
QUELIMANE-ADISTA. Il presidente del Mozambico Joaquim Chissano ha infranto uno dei principali tabù legati all'Aids parlando pubblicamente della necessità di una campagna per incrementare l'uso del preservativo. Durante un discorso tenuto nella provincia di Zambezia, in occasione della giornata mondiale della lotta all'Aids, sabato 1 dicembre, il presidente Chissano ha affermato che bisogna parlare della contraccezione ovunque, "nelle scuole, nelle chiese, in casa". "Sono favorevole al condom da un punto di vista morale, come protezione", ha sottolineato il presidente.
Nella stessa occasione il ministro della sanità Aida Libombo ha suffragato le parole del presidente affermando che il silenzio attorno all'Aids deve essere rotto. "Nei nostri ospedali il 50% dei letti è occupato da persone sieropositive - ha aggiunto Libombo - e dobbiamo accettare che il modo più efficace di prevenire l'infezione è di essere fedeli al partner e, se non ne siamo capaci, di usare il condom nei rapporti sessuali occasionali".
Un'ammissione delle conseguenze negative nella lotta all'Aids dell'atteggiamento vaticano sulla sessualità è venuto dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), riunitosi a Nairobi dal 25 al 28 novembre per una consultazione sull'attuale situazione del virus in Africa. I 120 partecipanti alla consultazione, rappresentanti di Chiese e organizzazioni ecumeniche dell'Africa, dell'Europa e del Nord America, si sono impegnati ad attuare con urgenza un "piano d'azione" comune per fronteggiare il diffondersi dell'Aids in Africa, riconoscendo che le Chiese hanno contribuito, "involontariamente", alla diffusione del virus. "La nostra difficoltà nell'indirizzare le problematiche relative al sesso e alla sessualità ci ha spesso impaurito nell'affrontare in maniera onesta e realistica le questioni legate all'educazione sessuale e alla prevenzione dell'Hiv", si legge nel "piano d'azione", che prescrive, inoltre, corsi di formazione per leader ecclesiastici di tutti i livelli al fine di rompere il silenzio attorno all'Hiv/Aids e impegna le Chiese e gli enti collegati nella promozione della prevenzione e del test volontario sull'Hiv. Il piano d'azione raccomanda, inoltre, un cambiamento del linguaggio usato in tutti gli ambiti ecclesiali onde evitare la stigmatizzazione delle persone sieropositive, che Agnes Abuom, uno degli otto presidenti del Wcc, ha condannato come un "peccato e una discriminazione contraria al volere di Dio".
"Abbiamo sentito l'angoscia dell'Africa", ha dichiarato il rev. Sam Kobia, direttore della sezione del Wcc che si occupa delle problematiche legate all'Hiv/Aids; "siamo stati ispirati dal coraggio e dalla dignità delle persone che convivono con l'Hiv/Aids. Abbiamo confessato il nostro silenzio in quanto Chiesa e le nostre azioni che hanno contribuito alla diffusione della malattia e della morte".